venerdì 14 agosto 2009

Le parole di Toni

Toni lo conosco ormai da diversi anni, di più, da tutta la vita perché dopo averlo conosciuto non puoi più prescindere da lui. L’espressione dei suoi occhi, il suo volto sono un’evento in sé. Un intero paesaggio umano e culturale in cui si è magicamente iscritta un epopea tragica e gloriosa quella del popolo degli “uomini”, questo è il significato nella lingua romanes della parola rom, uomo. A noi altri ci definiscono gagè che ci identifica per il non essere rom. Questa distinzione mi è familiare, è caratteristica anche degli ebrei di definire con una parola unica il non ebreo ovvero goy che significa semplicemente gente. Toni che pure ha assunto su di sé in profondità il destino e la vocazione del popolo rom è in realtà un “meticcio”: suo padre è un rom ma la madre una gagè. Sarà per questo forse che ha scelto di chiamarsi provocatoriamente Toni Zingaro. La parola zingaro è profondamente scorretta, iniqua. Intanto è un eteronimo, ovvero una definizione della cultura di maggioranza dominante creata per confinare in un folklorismo del pregiudizio una minoranza che non si vuole conoscere, con la quale non si vuole entrare in una relazione di reciprocità, ma che al massimo si vuole descrivere. Toni la assume su di sé e nelle proprie parole deliberatamente, come sfida e come sberleffo. Io se fosse possibile, auspicherei che il massimo numero di persone in questo nostro malandato paese che pencola pericolasamente verso il razzismo e la xenofobia potesse conoscere Toni per imparare da lui alcuni principi semplici e fondamentali come la vita stessa. Toni sa parlare al cuore degli uomini, ma sa parlare anche all’anima delle cose che noi giudichiamo sprovviste di linguaggio. Quando lo misi per la prima volta su un palcoscenico teatrale a fare “l’attore”, all’ultimo giorno di prova fu preso da un panico irrefrenabile e si sbronzò furiosamente, ma dato che aveva preso un impegno con me si rimise in condizioni di sobrietà, e passò tutta la notte prima del debutto a parlare col teatro per mettersi d’accordo. Lo spettacolo fu un vero trionfo, soprattutto grazie a lui che aveva toccato l’anima del teatro. So che la gran parte di voi, potenziali lettori, non conoscerà Toni, peccato! Ma potete leggere le sue parole, liriche e bastarde, semplici e profonde, beccatevi nello stomaco i pugni dei suoi finali a sorpresa e dopo che avrete letto i versi di Toni Zingaro, al secolo Antun Blazevic, fateli leggere a chi vi è caro, ma anche a chi non lo è, a pagamento possibilmente, raccomandate loro di farle leggere ad altri e ad altri ancora perché noi abbiamo bisogno dei Toni Zingaro molto, ma molto di più di quanto loro abbiano bisogno di noi.


Moni Ovadia

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